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Sull'Articolo Sicilia - Italy

La Sicilia nell'Antichità

di SicilyPortal.com - info@estaplace.com (é stato visto 1065 volte)

ANTICHITA’. La Sicilia entra nell'età storica con la colonizzazione greca, che s'inizia con la fondazione di Nasso per opera dei calcidesi e di Siracusa per opera dei corinzi, attorno alla meta del sec. VIII a. C. A loro volta gli abitanti di Nasso fondarono Catania; poco dopo Siracusa sarebbe stata fondata Cuma, presso l'attuale Napoli, e questa avrebbe fondato Zancle (Messina). Sorsero poi Selinunte nella seconda meta del sec. VII e Agrigento al principio del VI. Poco dopo i greci giunsero i fenici. Nel sec. VI la costa occidentale della Sicilia è controllata dai cartaginesi, fondatori di Panormo (Palermo) e di Solunto. La civilta dei greci stabilitisi in Sicilia e dei loro discendenti (sicelioti) è perfettamente analoga a quella della Grecia propriamente detta. L'istituzione fondamentale è la polis o citta-stato; anche quando si formano stati più vasti, essi sono pur sempre aggregati di città. Non pare che nelle città siceliote (come neppure in quelle italiote) vi sia mai stata la monarchia. L'aristocrazia fondiaria tenne generalmente il potere fino alla meta del sec. VI; poi cominciò a crescere l'influenza dei ceti mercantili e artigiani. Successivamente al periodo di egemonia aristocratica si ha pertanto una fase di tensione tra l'aristocrazia e il popolo, mirante quest'ultimo a ottenere l'uguaglianza dinanzi alla legge (donde le legislazioni attribuite a personaggi leggendari) e la partecipazione ai diritti politici. L'opposizione all'aristocrazia favorì, come in Grecia, il sorgere dei tiranni, che intorno al 500 a. C. troviamo in quasi tutte le città della Sicilia. La Sicilia fu, al pari della Magna Grecia, un centro di cultura greca: ricordiamo almeno i nomi di Stesicoro, Epicarmo, Sofrone, Gorgia, Empedocle. Sollecita e splendida fu la fioritura artistica, specialmente nell'architettura religiosa. Tra la fine del sec. VII e il principio del VI sorsero i primi, semplici templi a Selinunte, Agrigento, Siracusa; nel corso del VI si ebbero le grandi costruzioni dei templi dorici. Con le costruzioni architettoniche si sviluppò la decorazione scultorea: famose sono le metope di Selinunte.

Anche le arti minori ebbero larghissimo sviluppo; di grande valore estetico sono le monete delle città siceliote. II primo posto per importanza politica fu acquistato in Sicilia da Siracusa, che divenne antesignana nella lotta contro cartaginesi ed etruschi. La sua ascesa risale al principio del sec. V sotto il tiranno Gelone, vincitore a Imera (ca. 480) dei cartaginesi, mentre il fratello e successore Gerone sconfisse gli etruschi a Cuma per mare (474). Dopo la morte di lui si ebbe a Siracusa una rivoluzione di stampo democratico, che porto al ristabilimento dell'indipendenza delle città siciliane assoggettate dai tiranni siracusani. Siracusa prosegui tuttavia la sua dinamica attività marittima fin nell’Italia centrale. Si ebbe a quel punto in Sicilia un tentativo dei siculi di liberarsi dal dominio greco e di costituire un regno proprio sotto Ducezio; ma il tentativo finì per fallire (460-440). Nella seconda meta del sec. V Atene venne a contrastare la potenza della dorica Siracusa; ma la grande spedizione ateniese del 415-413 a. C. finì in un disastro. Di questo indebolimento dei greci approfittò Cartagine per ricostruire il suo potere in Sicilia, occupando nel 409 Selinunte, nel 405 Agrigento. Siracusa sferrò la controffensiva sotto il tiranno Dionigi il Vecchio (405-367), che però non spinse a fondo la guerra contro i cartaginesi perchè impegnato nella sottomissione delle città siceliote e nei tentativi d'espansione in Italia, ove si spinse fino nell'Adriatico superiore. Dopo la sua morte si ebbe a Siracusa un lungo periodo di sconvolgimenti, terminato nel 343 con il ristabilimento della libertà per opera di Timoleone.

Questi vinse i cartaginesi, promosse la liberazione delle città siceliote dai tiranni e la loro alleanza. Siracusa riprese la sua politica egemonica verso il 316 a. C. per opera del tiranno Agatocle, che sottomise le altre città greche, assunse il titolo di re (305) e combatte contro Cartagine. Lui morto (289), Siracusa torno alla libertà.

Premuta nuovamente dai cartaginesi, essa, insieme con Agrigento, invitò Pirro re d'Epiro, che era venuto in Italia, su chiamata di Taranto, a combattere i romani. Pirro passò in Sicilia e ottenne vari successi; ma la discordia insorse fra lui e i suoi alleati ed egli fece ritorno sul continente. I cartaginesi ristabilirono la loro potenza nell’isola, mentre Siracusa doveva difendersi dai mamertini, mercenari campani impadronitisi di Messina. Durante la guerra contro di essi si ebbe la costituzione a Siracusa della nuova tirannia di Gerone II (270) e l'intervento dei romani, chiamati dai mamertini. Di qui l’inizio della prima guerra punica. Questa (264-241) portò l'assoggettamento dell'isola a Roma, che ne fece la sua prima provincia: una parte del territorio divenne ager publicus, il resto venne sottoposto a tributo. Vi si mantennero tuttavia, o vi si formarono, città federate (Siracusa) e municipi romani. Durante la seconda guerra punica (218-201) vi furono ribellioni siceliote contro i romani, principalmente a Siracusa e Agrigento; famoso fu l'assedio della prima (213-211) da parte dei romani. Le misure di rigore che vennero imposte dai vincitori recarono un grave colpo alla Sicilia. Siracusa fu fatta tributaria; la cittadinanza di Agrigento fu venduta schiava e sostituita con siciliani romanofili. Le larghe confische di territorio portarono allo sviluppo del latifondo, alla diminuzione degli abitanti, alla decadenza economica dell'isola e a una moltiplicazione di schiavi che generò le cosiddette guerre servili: notevole quella del 138 a. C, cui si mescolò un risveglio dei sentimenti d'indipendenza dell'isola. Dopo d'allora la storia della Sicilia nel periodo romano è quasi totalmente silenziosa. Ricordiamo solo che, dopo la morte di Cesare, essa fu tenuta per alcuni anni, insieme con la Sardegna, da Sesto Pompeo, finché la flotta di Ottaviano, sotto il comando di Agrippa, disfece nel 36 a. C. quella avversaria. L'isola assistette allora allo stanziamento di molti veterani dotati di terre, ciò che ne promosse la latinizzazione.

Essa tuttavia, nell’ordinamento delle regioni augustee, è considerata come non facente parte dell’Italia. La concessione generale della cittadinanza romana che era stata fatta da Antonio non fu infatti mantenuta da Augusto, il quale però concesse alle principali città i diritti di municipio romano o di colonia latina. La Sicilia partecipò al processo di decadenza economica e politica dell'impero dopo gli Antonini. Con l'ordinamento dioclezianeo-costantiniano essa venne, insieme con le altre due grandi isole, a far pane dell'Italia. Ma alla meta del sec. V d. C. i vandali, stabilitisi in Africa, s'impadronirono di essa e della Sardegna.

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