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Storia della Sicilia: DALLA PACE DI CALTABELLOTTA
di SicilyPortal.com - info@estaplace.com (é stato visto 1754 volte)DALLA PACE DI CALTABELLOTTA (1302) AL 1815. Con la pace di Caltabellotta (1302) la Sicilia rimase a Federico d'Aragona con il titolo di re di Trinacria. Alla morte di lui l'isola sarebbe dovuta tornare agli Angioini; invece Federico fece riconoscere per successore il figlio Pietro. Di qui una lunga guerra tra i due regni che si protrasse inconcludente e assai dannosa, con incursioni reciproche e sbarchi sulle coste e con la istigazione e l'appoggio dato da re Roberto di Napoli a fuorusciti e ribelli siciliani. Nel 1337 Federico morì e gli successe Pietro II (1337-42), nonostante una sentenza pontificia dichiarasse la Sicilia devoluta a re Roberto; a Pietro successe Luigi (1342-55). Sotto di lui e sotto il successore Federico III, Giovanna di Napoli e il marito Luigi di Taranto intervennero, chiamati da molti signori, ricevettero a Messina (1356) l'omaggio dei sudditi siciliani e per qualche tempo furono signori della maggior parte dell'isola. Ben presto però Federico riprese il sopravvento, e nel 1372 fu conclusa la pace, per la quale la Sicilia rimaneva alla casa cadetta aragonese come vassalla di Napoli e del papa. Morto Federico III nel 1377, la successione della figlia Maria non venne riconosciuta da Pietro IV d'Aragona che cedette i suoi diritti sulla Sicilia al secondogenito Martino il Vecchio, il quale li trasmise al figlio Martino il Giovane. La nobiltà dell'isola si divise nelle fazioni aragonese e siciliana, della quale seconda furono a capo i potentissimi baroni Chiaramonte. La regina Maria fu fatta prigioniera dalla fazione aragonese, condotta in Spagna e maritata a Martino il Giovane, e questi venne coronato a Palermo (1392). Pure la guerra civile continuò sin verso la fine del secolo. Morti Maria (1402) e Martino il Giovane (1409), Martino il Vecchio re d'Aragona si dichiarò erede del regno di Sicilia; ma, morto anche lui quasi subito dopo (1410) ed estintasi la casa d'Aragona, seguì un periodo d'interregno finché i siciliani, al pari degli aragonesi, riconobbero il figlio della sorella di Martino il Vecchio, Ferdinando di Castiglia, venendo così riuniti i due regni di Aragona e Sicilia.
In Sicilia i primi re aragonesi emanarono molte costituzioni per difendere i diritti popolari dagli abusi feudali e fiscali, e costituirono definitivamente l'istituto del parlamento, un'assemblea di origine normanna composta di nobili, clero e deputati delle città regie (cioè non feudali), cui fu riservato il diritto di deliberare pace e guerra, di votare le imposte, di censurare i pubblici ufficiali. I re per tenere a freno la nobiltà favorirono anche le libertà municipali; ma, nonostante tutto questo, i feudatari acquistarono un potere preponderate a danno dell’autorità regia e dei Comuni. Le loro lotte con questi e fra di loro desolarono l'isola, che venne a poco a poco in profonda decadenza. Alfonso d'Aragona e di Sicilia, figlio di Ferdinando di Castiglia, acquistò anche Napoli riunendo i due regni (1442). Ma alla sua morte (1458) la riunione ebbe termine, perchè la Sicilia passò con l'Aragona al fratello Giovanni II, mentre Napoli fu lasciata da Alfonso, come acquisto personale, al figlio naturale Ferdinando I. Con Ferdinando il Cattolico figlio di Giovanni, re di Aragona e Sicilia, che riunì la Spagna sotto il suo governo, si ebbe di nuovo, per la conquista del Napoletano (1501-03) da lui operata contro il ramo collaterale e contro la Francia, la riunione delle cosiddette due Sicilie alla corona di Spagna, rimanendo però distinte con il titolo di regno di Napoli e regno di Sicilia. A Palermo risiedette un vicerè. II governo spagnolo in Sicilia ebbe caratteri oppressivi. II Tribunale di giustizia funzionò in maniera arbitraria. Vennero ridotte le attribuzioni del parlamento, sempre diviso nei tre bracci, ecclesiastico, baronale e demaniale. I nuovi sovrani, esasperando una prassi gia affermatasi con i re normanni, svevi e angioini, monopolizzarono il commercio del grano, accrescendo la decadenza economica dell'isola. La difficoltà delle condizioni materiali di vita produsse numerose rivolte popolari, come quella di Palermo e di Napoli (Masaniello); di Nino della Pelosa, che fu messo a morte; di Giuseppe Alessi, un battiloro, che richiese si stabilissero i privilegi del tempo di Pietro d'Aragona e si abolissero le gabelle in tutta l'isola.
II vicerè e i nobili riuscirono a suscitare una sommossa contro l’Alessi, in cui questi fu ucciso; e il popolo, privo di un capo, fu domato. Seguirono altri moti, e in ultimo, sul finire del 1649, una congiura guidata da due eloquenti avvocati, Antonio Lo Giudice e Giuseppe Pesce: la congiura fu scoperta e i due uccisi. Più tardi fu Messina a insorgere (1674) mettendosi sotto la protezione di Luigi XIV; ma, quando questi penso a far pace con l’alleanza dell'Aia, ordinò lo sgombero della città (gennaio 1678), che ritornò così sotto la Spagna. Con la pace di Utrecht (1713) il regno di Sicilia fu assegnato a Vittorio Amedeo II di Savoia, che nei brevi anni in cui lo tenne contese con i papi per i diritti di legazia ecclesiastica, proseguendo le dispute già intense al tempo del dominio spagnolo. La Spagna sotto la direzione dell'Alberoni tentò di riconquistare i domini italiani e nel 1718 un esercito sbarcò in Sicilia, occupandola. La formazione immediata della Quadruplice alleanza costrinse la Spagna a recedere dal suo proposito: e allora la Sicilia fu trasferita all'Austria, che non aveva cessato di reclamarla, e così, riunita a Napoli, passava sotto quella potenza per la ricordata pace di Utrecht. II figlio di secondo letto di Filippo V, della nuova dinastia borbonica di Spagna, Don Carlos, durante la guerra di Successione polacca compì (1734) una vittoriosa spedizione nel regno, che riacquistò in lui un re indipendente, anche se strettamente legato alla Spagna. Sotto di lui (Carlo III, 1734-59) e sotto il figlio Ferdinando IV, finché fu al governo il Tanucci, si ebbe un indirizzo politico di stampo riformatore. Dopo il ritiro del Tanucci, soprattutto dopo l'inizio della rivoluzione francese, prevalsero tendenze reazionarie: questo non fece che favorire nella parte più colta della popolazione lo sviluppo delle nuove idee (il cosiddetto giacobinismo). A Palermo si ebbe nei 1795 la congiura Di Blasi. Nei 1799 e poi nei 1806-14 Ferdinando IV si ritirò da Napoli davanti alle armi francesi, riparando in Sicilia sotto la protezione della flotta inglese. Ferdinando IV, per le pressioni dell'Inghilterra, concesse alla Sicilia nel 1812 una nuova costituzione con le due camere dei Pari e dei Comuni, sul modello inglese.
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